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Carmelo Sardo torna in libreria con i ‘Cani senza padrone’ della Stidda

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Il giornalista agrigentino Carmelo Sardo, dopo il successo di “Malerba”, tradotto in una decina di Paesi, torna con una imponente inchiesta sulla mafia. Esce infatti in libreria dal 6 aprile 2017 “Cani senza padrone. La Stidda, storia vera di una guerra di mafia”, edito da Melampo.

Sardo racconta in questo libro l’organizzazione criminale che in Sicilia, tra la seconda metà degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, sferrò un violento attacco a Cosa nostra: gruppi di picciotti senza regole e senza padroni si misero in testa di arricchirsi con rapine e estorsioni ma presto vennero coinvolti nelle faide tra vecchi e nuovi boss di Cosa nostra e si trasformarono in spietati e infallibili killer, in una furiosa guerra di mafia. Li chiamavo stiddari e seminarono il terrore nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Trapani con decine e decine di omicidi e di stragi.

L’autore, pur conoscendo i fatti per averli raccontati per anni da cronista, per questo suo libro d’inchiesta ha letto migliaia di pagine di verbali, interrogatori, sentenze, ha raccolto le testimonianze di esperti, magistrati e politici: da Vittorio Teresi a Calogero Mannino. E soprattutto ha incontrato e intervistato i protagonisti dell’organizzazione criminale, stiddari condannati all’ergastolo ed ex picciotti ora “pentiti”.

Tutti oggi sono giunti a una conclusione comune: “Non siamo mai stati un’organizzazione ramificata; non controllavamo serbatoi di voti elettorali; non gestivamo appalti, concessioni edilizie; siamo stati usati”. Da chi? Capitolo dopo capitolo, il libro ricostruisce le alleanze criminali, le verità processuali, i retroscena, e giunge ad alcune, inedite rivelazioni, dall’etimologia della parola stessa, Stidda, fino alla scoperta più eclatante: la vera storia sui mandanti dell’omicidio del giudice Rosario Livatino. La prefazione, dal titolo “Quella mafia senza potere” è di Attilio Bolzoni, che così scrive: “Alla fine del libro ho avuto la conferma di ciò che ho sempre pensato sugli Stiddari. Utilizzati alla bisogna. E poi abbandonati al loro infame destino”.

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