(Fonte: www.lamicodelpopolo.it) Sabato 18 novembre 2017, nella chiesa madre di Favara, gremita di fedeli l’arcivescovo Francesco Montenegro ha conferito il ministero dell’accolitato a sei giovani seminaristi frequentanti il quinto anno del Studio Teologico del Seminario Arcivescovile.

Si tratta di: Settimio Alessandro Bruno (della comunità ecclesiale di Agrigento, parrocchia San Nicola); Stefano Principato (della comunità ecclesiale di Agrigento, Unità Pastorale Maria SS.ma della Catena in Santa Croce); Giovanni Gattuso (della comunità ecclesiale Cianciana, parrocchia SS. Trinità); Rosario Bellavia (della comunità ecclesiale di Favara, parrocchia B.M.V. dell’Itria); Salvatore Piazza (della comunità ecclesiale di Menfi, parrocchia B.M.V. del Soccorso); Calogero Giuseppe Cusumano (della comunità ecclesiale di Caltabellotta).

Nell’omelia l’arcivescovo commentando il brano evangelico della parabola dei talenti e la Giornata mondiale del povero voluta da Papa Francesco al termine del Giubileo della misericordia e che si celebra domenica 19 novembre ha ricordato come essa è stata voluta la Papa Francesco per far acquisire alla comunità ecclesiale uno stile e “per reagire alla cultura dello scarto dello spreco, che deve tradursi appunto in uno stile, in forme di solidarietà concrete. E deve riuscire a dare un contributo all’evangelizzazione . Noi – ha detto – non possiamo annunciare la parola del Signore senza lasciarci interpellare dal povero e senza la loro presenza. L’Eucarestia, la preghiera e i poveri, non sono realtà staccate tra di loro. I poveri – ha proseguito – sono il corpo di Cristo, lo stesso Gesù che adoriamo nel sacramento, sono il “nascondino” di Dio, il luogo dove Dio ci da’ appuntamento, la sua carne sanguinante. Alla fine della nostra vita, ci ricorda il vangelo, a giudicarci saranno i poveri , sarà quel bicchiere d’acqua, quel pane, quel vestito, quella visita”. E rivolto ai seminaristi a cui ha conferito il ministero dell’accolitato che abilità al servizio all’altare, ha ricordato loro le parole Polo VI: «il povero è il nostro tormento se lo sfuggiamo. Se ce ne preoccupiamo diventa la nostra gioia, se ascoltiamo le sue silenziose lezioni diventa il nostro maestro di vita e il nostro compagno di viaggio, che ultimamente è sempre al nostro fianco». Abbiate per i poveri – ha detto loro – la stessa premura e la attenzione che riservate all’Eucarestia. I poveri-ha proseguito – si cercano non si aspettano. Aiutate, nell’esercizio del vostro ministero i fedeli partecipare attivamente all’Eucarestia, ma legatela strettamente alla vita quotidiana. Siate orgogliosi di offrire questo servizio e scopritene la bellezza. Da oggi – ha proseguito – il vostro orientamento verso il sacerdozio si fa più deciso la Chiesa vi chiede la coerenza della fede: c’conoscere quel che si fa imitare ciò che si fa’. Il servizio riempia la vostra vita, sia lo stile del vostro ministero. Mettetevi al servizio di tutti chi vi avvicina possa sentire forte l’abbraccio della tenerezza di Dio”.

Al termine del rito, il rettore del seminario, don Baldo Reina, ha ringraziato i numerosi presenti, le comunità di appartenenza dei sei seminaristi che hanno ricevuto il ministero,le loro famiglie, coloro che ne hanno curato la formazione. Un ringraziamento particolare lo ha voluto riservare all’arciprete don Giuseppe D’Oriente, non solo per la calorosa accoglienza, ma anche per gli anni di servizio in seminario come rettore. I sei giovani, infatti, ha ricordato don Baldo, hanno iniziato il cammino vocazionale in propedeutica quando Giuseppe d’Oriente guidava la comunità del Seminario. E con l’arciprete un grazie speciale è stato riservato alla comunità ecclesiale di Favara, che per le esperienze vissute nelle parrocchie, con la comunità di sr. Caterina Provenzano, al carcere Petrusa, non ha esitato di definire come un “laboratorio del Seminario”. E rivolto ai sei neo accoliti ha detto: “la Chiesa agrigentina vi vuole bene e guarda voi con occhi di speranza. Non vi chiediamo di fare cose straordinarie. Il ministero che avete ricevuto vi abilità a servire. Ecco – ha concluso – questo è quello che vi chiediamo: servite Dio e servite fratelli, non pensate a nient’altro che a servire. “