Ha avuto inizio questa mattina, ad Agrigento, il primo Forum economico Italo-Libico. L’evento, voluto dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano, riunisce per la prima volta i principali rappresentanti dell’imprenditoria, del mondo finanziario e della consulenza, italiani e libici, nonche’ vertici del governo libico. Sara’ articolato su settori strategici, quali energia e idrocarburi; infrastrutture e trasporti; telecomunicazioni, settore bancario e finanziario.

Il Forum prevede interventi, tra gli altri, dei ministri libici dell’Economia Nasis Shaghlan, e della Finanza Abubaker Ghafal e dei rappresentanti di Cdp-Sace, Confindustria, Unicredit, Fsi, Leonardo.

Per Alfano “tutti elementi centrali di un nuovo partenariato in grado di diventare il pilastro per lo sviluppo economico del Mediterraneo”

“Agrigento e’ protagonista di un evento molto importante perche’ e’ la prima occasione di un dialogo sul piano economico tra Italia e Libia – ha detto il ministro degli Affari esteri Angelino Alfano -. Ci sono oltre cento imprese nazionali che si sono accreditate, verranno il vice premier libico e alcuni ministri libici accompagnati da una delegazione di imprenditori di quel Paese. Puo’ diventare la Libia una terra di sbocco per le nostre imprese, un Paese che prima o poi si stabilizzera’, e noi speriamo il prima possibile. Agrigento si candida a diventare capitale della pace nel Mediterraneo”.

“Il primo Forum economico di Agrigento – ha proseguito Alfano – e’ un nuovo potente segnale della volonta’ dell’Italia di tendere la mano alla Libia. Siamo nella citta’ della Sicilia che sta strategicamente di fronte alle coste africane: vogliamo lanciare un messaggio di unita’ tra le due sponde opposte del Mediterraneo, un mare che ci accomuna”.

“L’idea e’ nata due mesi fa – ha detto – durante un colloquio a Tripoli con il vice premier libico. Nonostante le difficolta’, la capitale libica e’ una citta’ viva, dove c’e’ tanta domanda di Italia e di imprese italiane”.

Obiettivo, ha spiegato, e’ avviare “una riflessione approfondita, condivisa con il settore privato, sulle prospettive che si apriranno nel mercato libico per le imprese italiane, una volta ristabilite le necessarie condizioni di sicurezza, nonche’ sul futuro posizionamento del sistema economico italiano in Libia”. Cosi’ questo appuntamento rappresenta per il sistema economico italiano l’occasione importante per presentarsi attrezzato “e portarsi avanti”, in un mercato dalle grandi opportunita’ con 500 milioni di consumatori, il 10% del Pil mondiale, il 20% del traffico marittimo e il 30% del commercio di petrolio.

Stasera alle 19, davanti al Tempio della Concordia, cuore della Valle dei templi, la firma di una dichiarazione congiunta italo-libica sul rilancio della cooperazione economica.

“Italia e Libia sono determinate – ha proseguito Alfano – a collaborare in un partenariato economico sempre piu’ strutturato e moderno. Con la dichiarazione confermiamo di volere rafforzare l’amicizia e la cooperazione nelle aree dello sviluppo economico e sociale e ci diciamo disponibili a promuovere in entrambi gli Stati ulteriori attivita’ di cooperazione economica e commerciale tra soggetti pubblici e privati, sostenendo lo sviluppo del settore privato in Libia”.

“Noi andremo avanti sulla linea della sicurezza e della solidarieta’. L’Italia e’ riuscita a combinare i due fattori” ha detto il ministro agrigentino.

“In questo mondo – ha proseguito – il rischio zero non esiste; sappiamo che il lavoro efficace sulla prevenzione delle forze dell’ordine e’ servito a comprimere il coefficiente di rischio, ma il rischio zero non esiste. Alcuni Paesi si sono illusi che per avere sicurezza, debbano negare solidarieta’. L’Italia e’ la prova che si puo’ essere solidali e al tempo stesso sicuri, che si puo’ dare sicurezza senza negare solidarieta’”.

Il ministro ha spiegato che si e’ “lavorato molto in questi mesi sul tema dei diritti umani riguardo essenzialmente le modalita’ di trattamento di migranti nei campi libici. Abbiamo dato contributi economici molto importanti all’Organizzazione internazionale per le migrazioni e all’Unhcr per essere piu’ presenti in Libia. Non e’ immaginabile che i nostri sforzi di sicurezza trascurino i diritti umani. Per cui dal punto di vista della tutela dei diritti umani il nostro lavoro deve avvenire non solo dentro un rapporto bilaterale con la Libia, ma anche con le organizzazioni internazionali umanitarie. E noi andremo avanti sull’asse sicurezza-solidarieta’”.