Riceviamo e pubblichiamo la nota di Federalberghi in ordine al rischio di chiusura del Polo Universitario.

Il Polo universitario di Agrigento ha nel tempo, rappresentato un importante punto di riferimento economico e sociale della città. Oltre a formare e dare opportunità a giovani della provincia è dell’intera Isola, la sua attività educatrice ha fatto registrare importanti numeri alla difficile economia commerciale valorizzando nel contempo il tessuto turistico. Avere un Polo funzionante ed eccellente come il consorzio universitario della Provincia deve essere vanto ed orgoglio per la città, per i suoi cittadini e per la classe politica che esprime.
Università per il commercio vuol dire massa circolante che investe e che spende; vuol dire commercio locale, vendita e smercio di beni alimentari e di consumo; vuol dire circolazione di flussi finanziari legati agli affitti d’immobili ad uso abitativo, oggi gravati da imposte ai massimi livelli e che rimarrebbero inevitabilmente chiuse.
Oggi più mai bisogna puntare a rafforzare il raccordo tra l’Università e il mondo del lavoro, anche e soprattutto per rendere maggiormente significative e visibili le ricadute economiche e sociali legate alla presenza dell’Università ad Agrigento. Questo rapporto, infatti, nel medio e lungo termine può dare un importante contributo per la promozione di un territorio meno vulnerabile e più capace di superare i momenti difficili.
Questa prospettiva deriva dalla convinzione che il ruolo dell’Università – specie nella nostra dimensione locale – va oltre i compiti istituzionali primari (formazione superiore e ricerca scientifica) estendendosi alla collaborazione con la vita produttiva e sociale. E’ chiaro che ciò potrà avvenire soltanto con una stretta connessione con le istituzioni che governano il nostro territorio, convinte della validità di questa impostazione.
Ci meravigliamo dei giochetti fatti da un libero consorzio (ex provincia) che gestito in maniera totalitario, si prende il lusso di decidere – senza una legittimazione popolare -il futuro di una città e di un territorio con la regia di un Governo Regionale assomigliante sempre più ad una monarchia; così come solo il contributo economico della camera di commercio non basti a dare segnali, senza annunciare l’uscita dal consorzio universitario, ma lottare dal suo interno, valorizzando il ruolo demandato a sostegno delle imprese e della produttività locale.
In definitiva perdere l’università oggi vuol dire dare un definitivo stop alla crescita culturale, sociale ed economica di una città che non presente prospettive di altro sviluppo e che si affida alle eccellenza riconosciute come unico strumento di sopravvivenza, a conferma che questo territorio serve solo a generare consenso politico.