Un giorno di ‘black out’ per gli studi professionali di architetti, agronomi, geometri, ingegneri, geologi, periti agrari e agrotecnici e per i lavoratori di Inarsind : una singolare forma di protesta per spingere il Governo nazionale a ‘riaccendere la luce’ su un intero comparto, quello edile, che vessato da crisi economica e inadeguatezza normativa provoca gravi ripercussioni sulle categorie professionali coinvolte nei processi progettuali, che adesso si sentono lese nei diritti e nella dignità.
Per questo dalle ore 20 del 26 novembre alle 20 del giorno seguente anche gli studi dei professionisti dell’area tecnica di Agrigento chiuderanno i battenti nell’ambito di “Day off: io spengo lo studio”, iniziativa che avrà luogo in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale dei lavoratori delle costruzioni.
“Ci occorrono gli strumenti per trasformare in frutti il lavoro di ogni giorno: e per fare questo bisogna rilanciare la filiera del progetto, il settore edile, ci servono tutela, garanzie e sostegno con uno snellimento e una maggiore efficacia di norme, regolamenti e riforme – ha detto il presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti Massimiliano Trapani -. E come abbiamo fatto presente nell’ultima conferenza dei presidenti tenutasi a Milano pochi giorni fa, è il Governo nazionale a doversi mobilitare per ricreare i posti di lavoro persi, aumentare gli investimenti nelle opere pubbliche e infrastrutturali, interventi di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio, riqualificazione urbana, il contrasto del lavoro irregolare e di false partite Iva così come l’illegalità e le infiltrazioni mafiose negli appalti. Operare nel mondo dell’edilizia è sempre più difficile: la filiera, che comprende anche il mondo delle professioni tecniche, è in ginocchio, e la nostra protesta non si fermerà di certo qui. Abbiamo chiesto al nostro presidente nazionale, Leopoldo Freyrie, un intervento più incisivo nei confronti del Governo nazionale perché si progetti un rilancio del comparto edilizio. La nostra è una rivendicazione del diritto a compensi certi, a un’adeguata retribuzione, alla dignità del lavoro, a leggi semplici, chiare ed efficaci, e all’apertura del mercato del lavoro pubblico”.