Il sindaco di Agrigento Lillo Firetto ha scritto una lunga lettera al Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento sulla riapertura della Cattedrale.

“Un obiettivo caratterizzante della storia della nostra città per il quale ho dato me stesso – ha sottolineato Firetto – e per il quale ho passato tante notti insonni. Senz’alcun dubbio l’impegno che in questi anni più mi ha procurato tensione e preoccupazione”. Il sindaco aggiunge di aver “sentito il timore di dover vedere la nostra Cattedrale abbandonata progressivamente ad un destino di rovina” e ancor di più “la paura di veder gravare sulla città un segno di resa totale: la perdita definitiva della speranza, di ogni possibilità di futuro”.   E ha proseguito: “Anch’ioinutili passerelle, tavoli regionali vuoti di contenuti e rimpalli di responsabilità ho sentito il soffiare di venti contrari. In quelle circostanze devo dar atto che la determinazione, la forza incrollabile dell’intrepido Don Giuseppe Pontillo, direttore dell’ Ufficio BB.CC.EE. ed Edilizia di Culto, le sue impetuose parole mi hanno incoraggiato e spronato ad andare avanti. È così che credo debba essere intesa una comunità: quella che lavora con buon senso, con sincero trasporto, che si sostiene e s’incoraggia a vicenda in un cammino comune di crescita, che guarda con fiducia al bene di tutti. C’è ancora tanta strada da fare per mettere in sicurezza il costone su cui la Cattedrale si erge maestosa. Questo segno, la sua riapertura, ci guida verso una strada più sicura e più luminosa”. Ha anche affermato: “Ancor oggi quei venti contrari soffiano su Agrigento. E non soltanto sulla Cattedrale. Non mi riferisco di certo alle critiche o alle polemiche, alle dicerie, alle ricerche spasmodiche di capri espiatori. Esse sono sintomo di un malessere comprensibilissimo in una realtà così depressa come la nostra. No, non è questo a tenermi sveglio certe notti. Sono invece quegli atteggiamenti, non sempre interpretabili, quelle molte e deludenti parole prive di conseguenze: promesse che si traducono in intralci, ritardi colpevoli che si ripercuotono su un’intera comunità per fini, a dir poco, tornacontisti, se non spudoratamente insani per la città. Ho rinunciato a una carriera da deputato per servire Agrigento, la città in cui sono nato, la città in cui ho studiato, in cui ho lavorato, in cui sto crescendo ed educando i miei figli, perché credo nella bontà di un impegno fuori da schemi ingombranti e da imbarazzanti ricatti. Un percorso giusto, sano, corretto, che non è visto bene da chi non ama Agrigento e vorrebbe che questa città non guardasse mai in alto, ma fosse sempre con gli occhi fissi per terra. Da venerdì 22 febbraio Agrigento può guardare in alto alla sua Cattedrale, può guardare alla speranza. I venti contrari spireranno invano. Indietro non si torna. Questo dice la Cattedrale”.  Ha quindi precisato che, proprio come ha fatto don Giuseppe, occorre “ imporre una strenua resistenza”.  E, citando Papa Francesco con il direttore dell’Amico del Popolo, don Carmelo Petrone, ha precisato “Il tempo è superiore allo spazio. Priorità al Tempo. Iniziare processi. È questo l’insegnamento che proviene dalla Cattedrale. È quel che abbiamo voluto iniziare ad Agrigento e che con fatica enorme portiamo avanti. Non si torna indietro. Non possiamo permetterlo. Come un processo è fatto di una serie di azioni, così sono le persone che generano il cambiamento: tutte insieme, gruppi di persone, con chiaro all’orizzonte un obiettivo comune che è Agrigento in un contesto sempre più ampio e più sano. Gruppi di persone che agiscono e che non si lamentano, che non si ostacolano, ma si spronano tra loro, che condividono una visione e che non guardano più in basso per uscire dal pantano. Guardano in alto, programmano, progettano, investono, credono e lottano perché questa terra non sia irredimibile. Guardano ai migliori esempi. Senza ansia, senza fretta, ma decisi, determinati, indomiti. Non si può tornare indietro.