Buona domenica amati podisti.

Intanto vorrei iniziare ringraziandovi per i numerosi messaggi che mi inviate, molti di voi mi scrivono dicendomi di aver cominciato a correre, altri che già lo facevano mi scrivono di apprezzare questa rubrica proprio perché si riconoscono in quello che tutte le domeniche ci diciamo in questo spazio.

Altri mi chiedono consigli tecnici e li ringrazio perché mi attribuiscono capacità e conoscenze che non ho, sono una ” tapasciona” innamorata dello sport e proprio questo grande amore é alla base della piacere di condividere sensazioni e considerazioni con voi.

Nelle prossime settimane inizieremo a valutare alcuni consigli tecnici che chiederemo direttamente ai professionisti che per questo hanno studiato; condividerò con voi il parere del nutrizionista, del preparatore atletico, del fisioterapista.

Oggi però un consiglio voglio darvelo io , è un consiglio di lettura che ha a che fare con lo sport ma non solo.

Il libro che vip ripongo di leggere è ” Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella.

Samia la protagonista, è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell’irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L’appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il “fratello di tutta una vita” le cambia l’esistenza per sempre. Rimanere lì, all’improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l’odissea dei migranti dall’Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.

Porta con se solo la foto di Mo Farah.

L’autore, Giuseppe Catozzella , per mesi è entrato dentro la vita reale di Samia, e l’ha reinventata in una voce dolcissima, scrivendo un romanzo memorabile. Da quella voce, da quell’io leggerissimo che ci parla con fermezza e candore, si sciolgono la struggente vicenda di un’eroina dei nostri tempi, la sua fiaba, e insieme il suo destino.

Emerge dalle pagine dell’opera di Catozzella l’amore per la corsa, vista come riscatto da una vita che Samia non ha scelto, dalla guerra, dalla sopraffazione.

Ciò che, però, tocca il cuore è la descrizione del Viaggio.

Nulla viene risparmiato, come è giusto che sia, al lettore.

Nessun dettaglio, elemento, stato d’animo, crudeltà.

Si è costretti a riflettere, a confrontarsi con una realtà di cui conosciamo poco pur essendo noi così vicini, territorialmente, alla tragedia delle povere anime disperse nel nostro mare.

In modo assolutamente banale, crudele e superficiale li chiamiamo ” clandestini” ” e con altrettanta fredda approssimazione diciamo ” stessero a casa loro”.

Questo libro ci fa ragionare su due elementi essenziali del fenomeno immigrazione:

Ciò da cui fuggono queste povere persone
L’orrore che affrontano per tentare di arrivare alla salvezza.
Sarebbe un sogno se ognuno di noi , proprio noi agrigentini che dovremmo essere il volto umano del Viaggio e della sua conclusione, fosse disposto a leggere queste pagine con animo pronto a capire, con capacitá di ascoltare parole non dette, di accogliere richieste di aiuto soffocate dal mare.

Fatelo.