In Poste italiane esiste una giovane comunità di circa 1000 lavoratori part-time che opera ormai da circa 10 anni negli uffici dell’azienda.
Una questione divenuta ormai indifferibile e di grave risvolto sociale, che riguarda centinaia di lavoratori in Sicilia, assunti anni fa, attraverso un processo di esodo indotto dall’azienda, (cosiddetto progetto mix svincolo) che ha lasciato senza lavoro e senza alcun sostegno migliaia di lavoratori, allettati dalla stabilizzazione in Poste di un familiare, seppur con un contratto part-time.

Molti genitori- però – sono stati beffati, in quanto con l’entrata in vigore della legge Fornero, si sono visti posticipare la data della pensione (esodati) e ancora oggi non percepiscono nessun sostegno economico.

“Da tempo – spiega il segretario regionale Slp Cisl Giuseppe Lanzafame – il nostro sindacato ha sottoposto all’ azienda il delicato problema, chiedendo la trasformazione del rapporto di lavoro a full time. Abbiamo manifestato, scioperato, denunciato, ma l’azienda si è mostrata sempre sorda alla problematica e nei fatti solo 600 dei 1700 lavoratori, hanno beneficiato della trasformazione a full time.

“La preoccupazione della Cisl – continua Lanzafame – è suffragata dal fatto che con la privatizzazione e quotazione in borsa, l’azienda pensi solo ed esclusivamente ai meri profitti, condannando al precariato oltre 1000 famiglie in Sicilia”.
“Inoltre, dopo che il governo e l’azienda hanno deciso che il recapito dei prodotti postali avverrà solamente a giorni alterni, a partire dal corrente anno, vi saranno inevitabilmente centinaia di lavoratori da ricollocare nel settore postale. Insomma …oltre il danno, la beffa!”.

“La questione – afferma il sindacalista – viene posta con urgenza ai vertici di Poste italiane ma anche alle Istituzioni, come ai politici siciliani . Come si traducono gli impegni aziendali per i part time assunti ? Rimarranno per sempre precari ? Avranno una risposta? Ci vorranno altri 10 anni?”.

“Paradossalmente – conclude il segretario regionale – l’azienda aumenta i servizi, apre al pubblico uffici a doppio turno, ed il personale applicato allo sportello diminuisce a dismisura. E tutto questo è a discapito degli utenti, costretti a fare ore di fila. Abbiamo più volte sostenuto che i lavoratori chiedono certezze, tempi e modalità di trasformazione. Invece, in questo mese l’azienda ha deciso che in Sicilia saranno trasformati a regime full-time solo 17 risorse”.

“Occorre una netta azione di conversione in un’azienda che in dieci anni ha soltanto fatto cassa sulle spalle delle famiglie e dei lavoratori. Nel frattempo decine e decine di colleghi lasciano il servizio. Una goccia nel mare del disagio sociale siciliano.
La CISL continuerà a sollecitare le giuste risposte e nei prossimi giorni decideremo ulteriori iniziative a sostegno della vertenza”.