“Non sarà certamente una delibera approvata in ambito periferico a cambiare le sorti sulla gestione dell’acqua in Sicilia, il cui iter procedurale si è complicato parecchio dopo la decisione, per la verità quasi scontata, del governo nazionale di impugnare la riforma varata in estate dall’Ars”. Il consigliere comunale del gruppo “Uniti per la Città”, Pasquale Spataro, mette in guardia Aula Sollano, chiamata ad esaminare, proprio sull’argomento, due proposte nella seduta del 18 novembre.
“Una ricalca quella già approvata da altri consigli comunali, l’altra riprende e rilancia il contenuto esitato dalla giunta Firetto – spiega Spataro – per carità entrambe meritevoli di attenzione e interesse, ma nessuna delle due efficaci ai fini del ritorno alla gestione pubblica delle risorse idriche, che è e resta l’obiettivo primario nella misura in cui però il cittadino, anche quello di Agrigento, sarà messo nelle reali condizioni di risparmiare sul costo della bolletta. Ma se la Regione non si costituisce nel procedimento di impugnativa con cui il governo Renzi ha bocciato la legge o se non si andrà a modificare il quadro normativo nazionale di riferimento e quello della comunità europea – osserva Spataro – qualsiasi sforzo degli enti locali si rivelerà inutile o semplicemente demagogico. E allora occorre avviare una seria battaglia politica. Io nei prossimi giorni organizzerò una iniziativa pubblica per sensibilizzare i nostri parlamentari, sia quelli di sala d’Ercole sia quelli che siedono a Montecitorio e a Palazzo Madama, per intavolare un ragionamento finalizzato a revisionare l’impalcatura della cosiddetta “legge Galli”, da cui discendono limitazioni che, assieme alla indicazioni restrittive provenienti da Bruxelles, negano di fatto alla Sicilia la possibilità di tornare alla gestione pubblica dell’acqua. In attesa che si arrivi comunque ad una auspicabile soluzione definitiva – conclude Pasquale Spataro – in questa fase bisogna lavorare affinché il servizio, assicurato oggi da Girgenti Acque, sia sempre più efficiente e soprattutto meno costoso per gli agrigentini, già fortemente appesantiti da altri tributi e balzelli”.