Riceviamo e pubblichiamo la “Lettera della Comunità ecclesiale di Agrigento” in occasione delle elezioni amministrative del 31 maggio e 1 giugno 2015

Ecco il testo:

Noi presbiteri e i diaconi della comunità ecclesiale di Agrigento unitamente alle nostre comunità, desideriamo condividere con i cittadini di Agrigento e con quanti si candidano alle prossime elezioni amministrative alcune considerazioni in vista del rinnovo dell’Amministrazione e del Consiglio comunale della nostra città.

L’impegno politico:
compito specifico dei fedeli laici
Siamo consapevoli che non ci compete l’impegno diretto nella gestione della cosa pubblica. Essa è compito specifico dei fedeli laici, i quali come cittadini sono chiamati all’animazione cristiana delle realtà temporali in cui agiscono di propria iniziativa e autonomamente, guidati e illuminati dalla luce della fede e dall’insegnamento della Chiesa – non possiamo esimerci però, quali cristiani-presbiteri e cittadini, di assolvere al nostro compito pastorale che, a partire dal servizio liturgico o culminando in esso, abbraccia la cura dell’uomo e della città che abita. Nel nostro servizio è bussola certa il Vangelo del Regno il quale ci spinge per l’edificazione di una società più giusta e rispettosa di tutti e di una polis a misura d’uomo.
L’Arcivescovo, Francesco Montenegro, al termine della processione serale del venerdì santo, nel messaggio rivolto alla sua gente ha così pregato: “… Facci ricordare Signore, che non si è cittadini solo per il fatto di votare, ma aiutaci a capire che dobbiamo impegnarci a costruire con gesti semplici, ripetuti e veri un’Agrigento libera e solidale”.

Una rinnovata partecipazione
Le parole del nostro Arcivescovo non cadono nel vuoto, registriamo infatti, con viva soddisfazione, che un numero crescente di persone partecipa alla vita sociale e politica della città nutrendo un interesse diffuso per la cosa pubblica, il dato conseguentemente ci fa sperare in una rinnovata e larga partecipazione alla preoccupazione per il bene comune e alla sua realizzazione.

L’indignazione e le nostre responsabilità
Di certo il nostro pensiero non può non andare ai sussulti d’indignazione contro la gestione della casa comune dei mesi scorsi o agli scandali legati alla triste piaga della corruzione a vari livelli del vivere sociale.
Con chiarezza, non possiamo non ricordare e ricordarci che in modi e con responsabilità diverse, questi fenomeni li abbiamo determinati in parte anche noi, con le nostre scelte, soprattutto con il nostro silenzio.

La protesta da sola non basta
La protesta e l’indignazione da sole non bastano se non sono accompagnate da una volontà di autocritica e di assunzione di responsabilità da parte di tutti. Al di là dei luoghi comuni la nostra città ha bisogno di un modo nuovo di realizzare la democrazia. Occorre riscoprire nei loro veri significati termini come legalità, impegno civile, responsabilità, partecipazione e verbi come interessarsi, dialogare, confrontarsi, aprirsi all’altro, condividere, appassionarsi… In una parola, occorre riscoprirsi cittadini, con diritti e doveri. La cittadinanza è partecipazione, per questo va rifuggita ogni tentazione di concedere deleghe in bianco.

Cittadinanza attiva e impegno civico
La cittadinanza attiva, vigile, responsabile è fatta anche dallo scoprire o riscoprire e abitare nuove dimensioni di impegno civico che arricchiscono il tessuto sociale: volontariato, comitati civici, associazionismo, no-profit, terzo settore… Ma è altresì una partecipazione che conosce il valore dell’organizzarsi politico, vivendo e abitando, e non solo contestando, le istituzioni democratiche. Riscoprirsi cittadini significa tenersi alla larga da ogni servilismo, da ogni atteggiamento di accattonaggio nei confronti dei “potenti” di turno. Il tema della cittadinanza pone al centro la persona, la sua intangibile dignità, la sua pienezza di diritti civili e politici, ma anche la sua appartenenza e la sua capacità d’azione nel contesto della comunità politica alla quale appartiene.

Alla nostra classe politica chiediamo
Una parola vorremmo rivolgere alla nostra classe politica che appare sempre più defilata rispetto ai compiti propri. Essa non può liquidare in modo sbrigativo o turarsi le orecchie davanti all’indignazione che nasce dal basso e al malcontento popolare. Bisogna che la politica si apra alla gente, rinnovi i suoi quadri, abbandoni le vecchie logiche, sia capace di ascolto e ritorni a parlare di valori e la smetta di bandire l’etica dalle sue sfere di competenza e azione.

No a toni aspri, sì al confronto
Auspichiamo perciò che la campagna elettorale abbandoni i toni aspri e avvelenati e metta al centro del confronto i temi che stanno a cuore alla nostra gente e che segnano pesantemente in questo nostro tempo così complesso le opere e i giorni delle nostre famiglie. La congiuntura in cui ci troviamo esige da parte di tutti (cittadini, partiti, forze economiche, culturali e sociali) un supplemento generoso di responsabilità nel percorrere le vie adeguate e condivise per affrontare e risolvere i piccoli e grandi problemi della nostra città. Ciò che deve unire è proprio la necessità e la volontà di trovare risposte ai problemi che agitano la vita della gente e pur nella diversa modalità con cui le parti credono di poterli risolvere, non si perda mai di vista il denominatore comune: il perseguimento del “bene comune”, come bene di tutti e di ciascuno. A tutti chiediamo fatti e non chiacchiere di circostanza elettorale per una Agrigento chiamata a fare scelte ragionate e concrete per il suo riscatto. A tutti chiediamo di soffermarsi sulle proposte piuttosto che sullo scontro.

Una attenzione particolare ai poveri
Un’attenzione particolare la vogliamo avanzare a favore dei poveri che, si badi bene, non sono pochi anzi, le loro fila si ingrossano vistosamente di giorno in giorno. A tutti chiediamo di tenere alta e profonda l’attenzione alle molte povertà e miserie della nostra città e di rilanciare innovative e oneste politiche sociali.

Una precisazione
È nostro dovere ribadire infine – al fine di scacciare la tentazione di singoli o gruppi di accreditare se stessi come il migliore o persino l’unico interprete della dottrina sociale della Chiesa e dei suoi valori – quanto afferma il Concilio a proposito delle scelte politiche: «A nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa» (Gaudium et spes, n. 43).

A coloro i quali si cimentano direttamente nell’agone elettorale, candidandosi a occuparsi della cosa pubblica su mandato del popolo, teniamo ad assicurare la nostra preghiera, la nostra stima e la nostra collaborazione per il maggiore bene della nostra città.

Agrigento, 19 maggio 2015

I presbiteri, i diaconi
ed il consiglio pastorale cittadino
di Agrigento