Oggi tutti i lavoratori del pubblico impiego su tutto il territorio nazionale hanno chiesto, a gran voce, al Presidente Renzi “il rinnovo del contratto” a fronte della proposta di quarantaquattro punti per la riorganizzazione del pubblico impiego, punti in parte condivisibili, anzi fortemente chiesti anche dalle tre sigle sindacali, dove, però, manca secondo CISL CGIL e UIL un quarantacinquesimo punto relativo al contratto dei pubblici dipendenti ormai bloccato da cinque anni.
Anche ad Agrigento in molti enti si sono svolte Assemblee dei lavoratori su iniziativa di tutta la Dirigenza CISL, in particolare presso il Tribunale di Agrigento, che ha visto coinvolti sia il personale del Tribunale che della Procura, è emerso, innanzitutto, che è necessario un confronto tra governo e rappresentanze sindacali, sempre e comunque.
Il Segretario Territoriale Floriana Russo insieme al Coordinatore Territoriale Irene Randazzo della CISL FP, hanno sottolineato come i lavoratori della giustizia hanno chiesto a gran voce il rinnovo del contratto ormai bloccato da circa cinque anni. Hanno chiesto un salario accessorio dignitoso, il quale oggi si aggira attorno ai 200 euro annui pro-capite, a fronte di responsabilità anche di natura contabile e patrimoniale, a fronte della quale non esiste alcuna indennità specifica a fronte del rischio, e carichi di lavoro che il personale amministrativo assicura nei vari settori del Dicastero.
Si chiede più dignità al lavoratore pubblico, ma in particolare al lavoratore della giustizia che spesso viene dimenticato da tutti, perché quando si parla di carico di lavoro si pensa sempre al magistrato e mai al personale amministrativo che affianca il magistrato nel suo delicato lavoro.
Stante la grave crisi economica, l’unico modo per immettere nuove risorse nel Fondo senza oneri per le casse dello Stato è, oltre lo strumento dell’art.16 della Legge 111/2011, una modifica legislativa della legge istitutiva del Fondo Unico Giustizia, che raccoglie le somme sequestrate nei processi penali ed i proventi derivanti dai beni confiscati, al fine di consentire l’impiego di una parte di tali risorse anche per incentivare il personale, che spesso si trovano bloccati presso Equitalia.
• I lavoratori hanno chiesto al sindacato di insistere su una deroga al blocco delle assunzioni, proprio in virtù della grave situazione della Giustizia, come avvenuto per altri settori (forze dell’ordine), poiché continuano a mancare, in più uffici, le figure indispensabili a portare avanti le attività e i servizi. Collegando tali assunzioni anche allo sblocco del turn-over del personale, molti lavoratori sono stati penalizzati dalle riforme Brunetta e Fornero, per cui non riescono ad andare in pensione e a fronte di ciò non è possibile effettuare nuove assunzioni di personale giovane.
• Si è, spesso, parlato di mobilità da altre amministrazioni, tuttavia, è necessario sottolineare che bisogna utilizzare questo strumento con cautela. Infatti la mobilità, così come pensata fino ad oggi, lede l’interesse dei lavoratori già in servizio a vedersi riconosciute le proprie professionalità attraverso una riqualificazione seria, a cui, solo dopo, dovrà seguire la mobilità da altre amministrazioni. Mobilità che in via principale dovrebbe riguardare chi da anni è comandato presso il Ministero Giustizia e che ormai si è reso indispensabile per lo svolgimento del lavoro grazie alle competenze acquisite sul campo.
Si ricorda, però, che è da oltre 20 anni che alla Giustizia non ci sono state riqualificazioni e che il personale è stanco e demotivato!
• A seguito degli accorpamenti, la situazione è divenuta sempre più insostenibile. Il carico di lavoro, a seguito della fusione di tutte le sezioni distaccate con le sedi di Tribunale, è aumentato, spesso molto materiale d’archivio rimane ancora presso le vecchie sedi, con seri problemi organizzativi e operativi. Senza dire che, ciò non comporta un risparmio di spesa, poiché si continuano a pagare gli affitti delle vecchie sedi.
Queste sono tutte le richieste che i lavoratori fanno alle rappresentanze sindacali e alle forze di governo si spera che ogni decisione possa essere concertata da tutti gli attori sociali coinvolti.