Questo non è un romanzo d’invenzione ma è una storia vera. Nel 1985 a Torino si celebra il maxi processo alla mafia catanese. Dopo due anni, tra i condannati all’ergastolo c’è un 28enne capomafia, Salvatore.
Il giudice il giorno dopo la condanna gli scrive una lettera d’impulso e gli manda un libro, mentre ricorda sempre una frase detta dal boss, ” se io fossi nato dove è nato suo figlio adesso era lui nella gabbia”.
La legge è stata applicata, ma il giudice pensa e ripensa sempre sulla validità di quella pena, ERGASTOLO, per un ragazzo di 28 anni con una vita ancora davanti. Da qui nasce una corrispondenza tra i due durata 26 anni, Caro Salvatore, Caro giudice,…
Le storie dei due protagonisti sono molto diverse.
Questo libro è un’opera che scuote e commuove, e vuole attenzionare tutti verso il percorso umano di qualsiasi condannato.