Montserrat Templi_2A seguito dell’episodio accaduto davanti al Palazzo dei Giganti, contattata direttamente la professoressa Montserrat Oliveras-Heras, abbiamo ottenuto la sua versione che aggiunge dei particolari rispetto a quella ufficiale fornita dal nostro sindaco Calogero Firetto. Andiamo quindi in ordine e cerchiamo di capire cosa è accaduto lo scorso 10 luglio ai turisti americani nel tentativo di entrare nel teatro Pirandello di Agrigento.

E’ da dire, innanzi tutto, che la professoressa Oliveras-Heras è una persona davvero squisita, lo si scopre dalle parole che leggerete e, come ci tiene a precisare, che quando ha detto “Sarà per la prossima volta” lo dicevo sul serio. Spero di poter tornare nella vostra bella città e non nutro alcun rancore verso nessuno.

Ed aggiunge: In mia “difesa” mi piacerebbe però dire quanto segue: ho trascorso dodici giorni girando la Sicilia (era la mia prima volta lì) e se si fossero viste le foto dei giorni precedenti, si può notare che ero vestita in un “abbigliamento molto adeguato” per visitare chiese e altri luoghi in ogni momento. È un dato di fatto, io uso vestire in modo molto conservativo ed i miei amici si son messi a ridere di me quando hanno sentito parlare della situazione ad Agrigento perché trovano divertente che possa essere accaduta una cosa del genere, appunto, ad una persona che si veste nel modo in cui mi vesto io.

In quel giorno specifico, ero vestita con vestito a bretelle sottili e bei sandali in pelle color tortora con le suole di scarpe sportive, perché avevo intenzione di visitare la Valle dei Templi, dopo avrei visitato il teatro Pirandello e, come tutti sapete, quella è stata una giornata parecchio calda. Sapevo che avrei camminato a piedi per ore sotto un sole torrido. Se fosse stata inclusa una chiesa nei miei piani o nell’itinerario per quel giorno potete stare sicuri che sarei stata coperta in modo appropriato, ma non mi è mai venuto in mente che mi sarebbe stato negato l’accesso vestita in questo modo nell’edificio di un teatro. Avrei anche capito se avessi pensato di assistere ad uno spettacolo nel teatro, ma non era il caso.

L’altra persona a cui è stato negato l’accesso al teatro era un conoscente e, purtroppo, ha preferito non avere il suo nome né la sua foto pubblicata da nessuna parte.

Firetto sui turisti americani ad AgrigentoTemo che il sindaco non abbia ricevuto un resoconto accurato dei fatti; dopo avermi detto prima che non sarei potuta entrare a causa del mio abbigliamento io, anzi, ho detto al mio conoscente che sarebbe potuto entrare lui perché mi era stato negato l’accesso a causa del mio vestito e le scarpe. Solo allora, la signora alla reception ha aggiunto: “No, difatti, non può entrare neanche lui.” Quando ho chiesto il perché, ha detto che era vestito con le scarpe sportive e pantaloncini. Indossava una camicia a maniche corte (non canottiera, ndr) a quadri, un paio di bei bermuda (di quelli che si acquistano nei negozi specializzati per i viaggi come Orvis e che copriva le ginocchia) e un paio di scarpe da ginnastica con i calzini (non ciabatte infradito, ndr).

Capisco che la signora che mi ha negato l’accesso seguiva la procedura, ma ritengo che non ero vestita in modo inappropriato e non avevo le scarpe inadeguate. Ho chiesto il parere di molti amici, colleghi e familiari, sia in Spagna che negli Stati Uniti, al mio ritorno mostrando loro il video che è stato postato su Youtube, e non ho ancora trovato una sola persona che considera che fossi vestita in modo inappropriato per il tipo di attività che ero intenta a fare. Vorrei consigliare alle autorità cittadine di riportare nelle guide turistiche il codice di abbigliamento per il teatro, per evitare in futuro situazioni imbarazzanti come il mio ad altri altrimenti, invece di “Sei personaggi in cerca d’autore”, il sito diventerà un “Teatro in cerca di visitatori (a meno che visitino la città in inverno)”. Ero davvero vestita male? Erano le mie scarpe così inadeguate? Come diceva Pirandello: “Così è se vi pare”, ma mi riservo il mio diritto di dissentire. Non sto dicendo che dovremmo lasciare le cose “Ciascuno a suo modo”, ma le direttive dovrebbero essere realistiche, logiche, ben definite, spiegate e ben pubblicizzate. Ho viaggiato il mondo dal Tibet alla Patagonia e non mi ero mai trovata prima in una tale situazione sconcertante e vergognosa. Vorrei vedere una donna avere i piedi coperti d’estate in questo tempo ed in questo periodo, sembra qualcosa di più in linea con i talebani o una pretesa dell’Isis che con un regolamento di una città, specialmente se si considera l’enorme quantità di scarpe, piuttosto, eleganti e scoperte che esistono oggi sul mercato. Possiedo più di 200 paia di scarpe, a proposito… Peccato che, a quanto pare, non ho scelto quelle giuste quel giorno.

Montserrat Templi_1Amo il teatro e quindi mi piace il contributo che Pirandello ha fornito agli amanti del teatro. Ero eccitata e felice di visitare il teatro nella sua città natale e, nonostante questo sfortunato incidente, io ho davvero intenzione di tornare un giorno grazie alla ricchezza del patrimonio culturale che c’è e la gentilezza e la “simpatia” delle persone che ho incontrato lì durante il mio soggiorno: dai proprietari dei negozi e dell’hotel fino ai dipendenti del municipio. Sono originaria di Barcellona, ​​in Spagna, e vado in Europa ogni anno. L’Italia è da sempre una delle mie mete preferite. Quindi, sì, tornerò ad Agrigento presto e cercherò di contattare il Consorzio Turistico Valle dei Templi (che, a nome del presidente Fabrizio La Gaipa si scusava a nome della città di Agrigento per il trattamento inospitale che le è stato riservato in occasione della sua visita al Teatro Pirandello, ndr)…. Ma sarò sicura di controllare che il “dress code” non cambi prima del tempo!

Montserrat Oliveras-Heras
Professoressa Associata di Filosofia.
Parkland College
Champaign, Illinois
USA

Forse non abbiamo perso una turista che ritornerà grazie alla ricchezza culturale e paesaggistica che offre il nostro territorio ma, sicuramente, sarebbe potuta essere gestita molto meglio tutta questa vicenda ed un semplice “scusate, abbiamo sbagliato”, così come è stato fatto da chi opera attivamente nel settore turistico non essendo il diretto responsabile,  avrebbe attenuato la risposta mediatica che ne è venuta fuori.