“Domani Agrigento potrebbe ricevere il titolo di Capitale della Cultura Italiana 2020, ma ieri, lontano dai riflettori, si è consumata infruttuosamente un’altra, forse, più importante scadenza, il cui risultato rischia di produrre effetti nefasti per il Comune e per l’intera città”.

Il consigliere di Aula Sollano, Pasquale Spataro, torna a lanciare l’allarme sui conti di Palazzo dei Giganti dopo il nulla di fatto da parte dell’amministrazione Firetto rispetto al termine ultimo fissato dalla Corte dei Conti in ordine alla presentazione delle misure correttive.

“I magistrati contabili, tenuto conto del silenzio quasi tombale proveniente dal governo locale, indifferente sul terreno della messa in sicurezza del quadro economico dell’ente – spiega Spataro – il 14 dicembre, sempre in riferimento alle gravi criticità del bilancio, hanno stabilito un tempo di 60 giorni per la predisposizione degli interventi da calare nello strumento finanziario, condizione necessaria per rientrare nei parametri indicati in modo da allontanare lo spettro del dissesto. Ieri, 14 febbraio, è scattato il semaforo rosso, ma nessun provvedimento, neanche alla luce delle recenti e puntuali prescrizioni del collegio dei revisori, è stato adottato dall’amministrazione.

Questa è la cruda e nuda realtà che avvolge il Comune di Agrigento, la cui azione è stata sottoposta a limitazione delle spese essenziali, anche se incomprensibilmente saltano agli occhi costi per prestazioni non proprio prioritarie. Salvo poi registrare il vuoto dirigenziale al vertice del settore dei Lavori Pubblici, la cui guida è affidata ad interim al responsabile dell’Ufficio Finanziario. Insomma – osserva ancora Spataro – a Palazzo dei Giganti si muovono dinamiche non sempre lineari e non sempre nel segno della coerenza. Se il sindaco e la giunta avessero profuso lo stesso impegno, la stessa efficienza e la stessa puntualità, riservate per la candidatura di Agrigento Capitale della Cultura, il Comune oggi non sarebbe certamente a serio rischio default. Ma si sa, le Amministrazioni targate Firetto – conclude Spataro – si preoccupano più dell’estetica, dell’immagine che non della sostanza, delle cose concrete, favorite, nel disastro, anche da una classe politica agrigentina distratta e non connessa al territorio”.