Un viaggio tra la storia e la fantasia, così deve essere un itinerario dei Castelli, tutto da percorrere con una lunga e suggestiva fila di auto d’epoca. D’altra parte, non v’è storia o leggenda che non evochi un castello, e non v’è luogo della Sicilia che non evochi leggenda.

A bordo di vecchie signore della strada, sarà possibile leggere le storie della provincia di Agrigento incise nelle pietre dei castelli, storie di dame e cavalieri, di amori e tradimenti, di invasori, assedi, congiure. Storie di grandezza, storie siciliane.

Son tanti i castelli e le fortificazioni presenti nel territorio, poiché tante, forse altrettante, sono state le dominazioni succedutesi. Dalle torri del periodo normanno al periodo Svevo di Federico II, fino al secolo d’oro nel 300/400, con le potentissime famiglie dei Chiaromonte e così via. E’ impossibile includerli tutti, o anche solo gran parte, in un solo itinerario, per cui si è resa necessaria una selezione che ne propone alcuni tra i più significativi.

Favara. Costruito dai Chiaramonte nel XIII secolo, testimonia il passaggio dalla tipologia del castello a quella del palazzo. Il Palazzo, com’è comunemente chiamato, evoca la tipologia dei castelli svevi edificati nella Sicilia orientale e si può anche accostare ai “palacia” o “solacia” costruiti dal re Federico II di Svevia in Sicilia e in Puglia mezzo secolo prima.

Naro. Il castello fu fortemente rimaneggiato in epoca chiaramontana anche se certamente preesisteva alla conquista araba avvenuta nell’827. Fu dimora del re Federico d’Aragona che proprio dal castello di Naro emanò i 21 capitoli del regno, riguardanti il buon governo delle terre e città del Regno di Trinacria, datati da Naro ed inviati ai sudditi, gli studiosi sono incerti sull’anno di promulgazione di tale documento che viene individuato  nel 1309.

Agrigento. La Chiesa e il Monastero di Santo Spirito furono fondati dalla famiglia Chiaramonte il 27 Agosto 1299. Nella catena di una capriata vi è dipinto lo stemma della famiglia ed un rilievo dello stesso stemma si trova nel concio di chiave di un’arcata del dormitorio. Il massiccio e potente della Chiesa e del Monastero di Santo Spirito si erge maestoso nel centro urbano della vecchia Agrigento, entro un raggio di alcune centinaia di metri.

Palma di Montechiaro. Il castello, realizzato nel 1353, fu per la sua posizione strategica di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati.  Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori.  Dopo vari passaggi il castello perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV il titolo di duca di Palma.  Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu II duca di Palma e I principe di Lampedusa.