Matteo Collura, pur avendo esordito come scrittore con il romanzo “Associazione indigenti”, è meglio conosciuto come giornalista e autore della biografia di Leonardo Sciascia “Il maestro di Regalpetra” oltre che per numerosi altri libri.
Con questo romanzo si direbbe torni alle sue origini, in tutti i sensi, non solo perché riprende in mano la forma romanzo ma perché pare ripercorra tutta la sua personale formazione dagli esordi come pittore- nel romanzo si fa riferimento ad alcune opere d’arte e al loro significato emblematico rispetto alla vicenda narrata- ma anche perché propone una sorta di selezione di citazioni che ne fanno apprezzare la sua ricca formazione letteraria e non solo. Cita inizialmente Manzoni per toccare Pirandello, Borges, Pasolini, Brancati ma tanti altri senza tralasciare il filosofo Emil Cioran,l’onirico Fellini di “8 e mezzo”, piuttosto che Lucrezio, Machiavelli e Kant.
Il romanzo è tripartito ma in maniera diseguale a partire dalla pagina cento o giù di lì ci sono alcuni colpi di scena e delle evoluzioni nella storia che sono però affidate, volutamente, ad un numero esiguo di pagine. Ciò che c’era da raccontare è stato già abbondantemente detto prima, nelle ultime pagine ci vengono quindi incontro le riflessioni scaturite da una lettura veloce e gradevole. Ci si ritrova a riflettere e a rivivere scenari già noti con le loro possibili esponenziali ripercussioni in un domani non troppo lontano.
Italo Gorini, ultraottantenne professore di Lettere in pensione, vedovo e disabile, un figlio di trentacinque anni laureato e disoccupato, è accudito da una badante straniera che ne tiene desti i sensi e le fantasie. Sono di casa la sorella Maddalena e la cognata Giorgina, che a oltre settant’anni non ha abdicato alla propria femminilità. Ma un colpo di scena impensabile deflagra da un lontano passato e sconvolge i rapporti tra l’anziano invalido e la badante. L’ambigua relazione affettiva tra il professore e la sorella, nonché l’imprevista reazione del figlio, rendono sorprendenti gli esiti della vicenda. Questo singolare romanzo si interroga (e ci interroga) su uno dei temi cruciali del mondo contemporaneo: il protrarsi, sempre più medicalizzato, della vita, che però non di rado, quando i sogni sono finiti e le ore diventano una lunga attesa, trasforma la vecchiaia in una crudele solitudine.