Ma il Rettore Lagalla non poteva star zitto? In un batter d’occhio ha spazzato via le recenti passerelle, le promesse, i proclami, gli impegni solenni da parte di tutti i nostri deputati, le rassicurazioni da parte del Vice Presidente della Regione, etc.. Come se non bastasse, ha acceso i riflettori sul fatto che nessuno degli aspiranti sindaci sta spendendo una parola seria e concreta in ordine al futuro dell’università ad Agrigento.

“Se il CUPA non garantirà quanto dovuto all’Università di Palermo, il nuovo anno accademico non potrà partire”. Così parlò Lagalla, riferendosi innanzitutto ad € 1.200.000 dovuti ad Unipa per i docenti incardinati nel 2014 (fonte “La Sicilia”). Ma il Cupa risponde picche, essendo in grado di garantire “la copertura solo nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, che al momento non ci sono”. La causa, è bene ricordarlo, sta tutta nella messa in liquidazione delle Province e nel venir meno quindi del socio di maggioranza nonchè primo finanziatore del Cupa. Insomma, occorre racimolare almeno 1.200.000 Euro annui, onde garantire la sopravvivenza dell’università ad Agrigento. Il Comune, negli ultimi sette anni, si è totalmente disinteressato delle sorti del Cupa, evitando financo di versare la sua quota annuale (150.000 Euro) e vedendosi notificare perciò un Decreto Ingiuntivo da € 880.206,00. Il piano di rientro poi concordato, prevede che il Comune estinguerà il suo debito pregresso nel Dicembre 2018, fermo restando l’obbligo di corrispondere la quota annuale.

Stando così le cose, ritengo che l’unica strada seriamente percorribile sia quella di rivedere radicalmente la composizione della compagine consortile del Cupa: continuare a confidare nella disponibilità economico-finanziaria delle Province/Liberi Consorzi vuol dire condannarsi alla confusione, all’incertezza ed alla precarietà. Il Comune di Agrigento – beninteso, con la compartecipazione di altri – deve e può assumere le redini del Consorzio e garantire agli studenti agrigentini, alle loro famiglie ed a tutto l’indotto la salvezza di ciò che viene vacuamente definito “il volano dello sviluppo socio-economico del nostro territorio”.

Dove trovare le risorse finanziarie? Una concreta ipotesi ce la suggerisce il Cardinale Montenegro. Anche quest’anno Don Franco, in occasione del Venerdì Santo, col suo sermone ha impareggiabilmente fotografato la realtà agrigentina, indicandoci la strada da percorrere in vista della redenzione. C’è un passaggio dell’omelia che vale la pena analizzare: “e mi chiedo, come mai mentre molte imprese e attività commerciali sono costrette a chiudere i battenti, c’è invece una corsa disperata verso la costituzione di imprese sociali e l’apertura di case famiglia, meglio se per minori non accompagnati? Ciò non dà l’idea di una corsa allo sfruttamento dei poveri?”.

Già. Le comunità per il ricovero di minori extracomunitari non accompagnati vengono accreditate dalla Regione e poi destinate ad operare nei vari Comuni, che intanto anticipano le spese, salvo poi ricevere il rimborso da parte della stessa Regione nella misura dell’80%. Ad oggi il Comune di Agrigento ha invece ricevuto soltanto il 25% delle somme destinate a foraggiare tali comunità. Il bilancio comunale ha impegnato e destinato a tal fine un milione di euro per l’anno 2013 e 2 milioni e mezzo per il 2014. Alla luce del fiorire di comunità e del sempre crescente numero di ospiti, le previsioni di spesa per il 2015 superano i 3 milioni di Euro.

Il Consiglio Comunale di Agrigento, con Delibera n. 213 del 23/10/2014, aveva impegnato il Commissario Giammanco a procedere ad un’azione risarcitoria nei confronti della Regione Siciliana, affinchè giungesse nelle casse comunali l’intero 80% dovuto; il Commissario, manco a dirlo, non ha fatto nulla.

Questo debito della Regione consente ampiamente di garantire l’esistenza in vita del Cupa. Se poi, per il futuro, la politica locale dovesse decidere di destinare alle case famiglia di che trattasi soltanto le somme effettivamente erogate dalla Regione, avremmo ottenuto un duplice risultato: consolidare le casse del Cupa da un lato e dare una giusta ed equa assistenza ai minori non accompagnati dall’altro.

Ma si sa: spesso la soluzione migliore è quella sotto gli occhi di tutti; ma gli occhi della politica guardano da tutt’altra parte….