“Si può chiedere la condanna di un imputato, ma proprio non capisco il senso di doverlo denigrare in pubblico chiamandolo ladro”. L’avvocato Daniela Posante (nella foto), al termine di un’arringa fiume iniziata alle 9,30 e terminata tre ore dopo, conclude il suo intervendo replicando al pm Carlo Cinque che, all’udienza precedente, aveva citato il proverbio napoletano dei ladri e dei mariuoli per arrivare alla conclusione che “l’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi è un ladro”. Il legale ha ribattuto agli argomenti della Procura che aveva chiesto la condanna di D’Orsi a 6 anni.
IL CASO DELLE PALME. “VIVAISTA INATTENDIBILE”. Per i pm D’Orsi si sarebbe appropriato di quaranta palme acquistate dall’ente e le avrebbe fatte mettere a dimora nella sua villa di Montaperto. Il vivaista ha detto in aula di averle consegnate a una persona incaricata da D’Orsi che non le aveva comprate a titolo personale, ma nella qualità di presidente della Provincia per adornare le scuole. L’imprenditore Gaspare Chianetta, che sarebbe andato a prelevarle, in aula ha confermato. “Il vivaista – ha detto il legale – è un teste che non ha alcuna credibilità e anzi per ragioni fiscali aveva interesse a dire di aver venduto tutto alla Provincia”. E aggiunge: “Le piante acquistate dall’ente sono finite tutte nelle scuole. Non lo dico io ma i verbali di consegna”. Altra accusa di peculato è relativa al presunto utilizzo dell’agronomo della Provincia Giovanni Alletto che sarebbe stato destinato, nel 2010, durante l’orario di lavoro, al servizio del suo giardino per mettere a dimora le palme. I finanzieri, appostati poco distanti, lo hanno anche fotografato. “Ci ha chiarito che la sua presenza era casuale – ha replicato il legale – perché avrebbero dovuto discutere di lavoro”.
CONCUSSIONI PER LAVORI NELLA VILLA NON PAGATI. “L’architetto Vincenzo Buono non si è fatto pagare la progettazione per barattare la stabilizzazione alla Provincia? In realtà ci ha solo perso perché è stato inquadrato con un profilo minore rispetto a quello che gli spettava. Non ha voluto essere pagato per gli ottimi rapporti personali che c’erano fra loro. Succede a tutti i professionisti”. Particolare il caso dell’impresa di Vincenzo Vecchio che prima aveva scagionato D’Orsi e poi lo ha accusato. “Mi chiedo come si possa condannare l’imputato per la parola di Vecchio che ha ammesso di avere mentito prima ai finanzieri e poi al tribunale”. Poi un attacco sulla presunta concussione a Chianetta che avrebbe rinunciato a farsi pagare alcuni lavori di scavo. “Spiace dire che l’approssimazione dell’accusa è evidente. Prima si vuol dimostrare che non è stato pagato. Poi si dice che ha preteso lo sconto. Il 30 marzo sarà emessa la sentenza.