(AdnKronos Salute) – Forse sarà stato il suo aspetto, ricostruito grazie ai resti fossili, la fronte stretta, lo spiccato prognatismo e le sopracciglia sporgenti, ma per lungo tempo l’uomo di Neanderthal ha avuto fama di poca intelligenza. Ora però le ultime ricerche, descritte sul ‘Washington Post’, riabilitano questo ominide che convisse a lungo con l’Homo sapiens: le sue capacità sarebbero state sottovalutate. Questi antichissimi abitanti della terra erano abili cacciatori, sapevano usare degli strumenti e avevano una forma di cultura. Inoltre gli abitanti di Europa o Asia hanno buone probabilità di avere tracce di Dna Neanderthal nel proprio genoma.

Secondo Paola Villa, archeologa dell’University of Colorado, la cattiva fama dei Neanderthal iniziò nel 1850, con la scoperta del primo teschio in Germania. “Le caratteristiche morfologiche hanno portato all’idea che fossero esemplari molto diversi da noi e inferiori”. Un’idea non più condivisa dagli esperti, ma ancora popolare. Ebbene, per Villa, autrice di uno studio su ‘Plos One’ pubblicato pochi mesi fa, non c’è nulla che sostenga il “complesso di superiorità” dei ‘sapiens’. E a ben guardare il cranio dei Neanderthal, il loro cervello era “più grande” del nostro. Inoltre questi nostri ‘parenti estinti’ usavano ornamenti personali, conchiglie colorate, pezzi di uccelli, cosa che supporta l’idea che fossero capaci di simbolismo e pensieri astratti. Alcuni erano anche artisti, come mostra un ritrovamento a Gibilterra di quello che secondo alcuni ricercatori sarebbe il primo esempio noto di arte Neanderthal. E ancora, bruciavano i loro morti, come hanno rivelato altri studi. Ed è chiaro, spiega i ricercatori, che nel corso dei secoli si sono mescolati ai moderni esseri umani. In questo modo, non sono mai svaniti nel tutto, “ma ancora oggi vivono un po’ negli esseri umani moderni”, conclude Svante Paabo del Max Planck Institute di Lipsia, che ha scoperto come l’1-2% del Dna degli esseri umani moderni – originari di Europa o Asia – arrivi proprio dai Neanderthal.